Scuola e università: una primavera che non arriva

Tocci

Lunedì 21 marzo 2016 alle ore 11.00 presso la Sala conferenze del Broletto (ingresso da via Paratici 21 – 27100 Pavia) si terrà l’incontro “Scuola e università: una primavera che non arriva”, intervista-dibattito con Walter Tocci.

Moderatore: Giuseppe De Nicolao – Università degli Studi di Pavia, ROARS.

Walter Tocci, deputato dal 2001 al 2013, è attualmente Senatore e componente della Commissione permanente VII, “Istruzione pubblica, beni culturali”. Laureato prima in Fisica e poi in Filosofia, è autore di diversi saggi tra cui “La scuola, le api e le formiche. Come salvare l’educazione dalle ossessioni normative” – Donzelli, Roma, 2015.

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«Okkei paisà!» Ci si può fidare della valutazione preliminare per la VQR?

OkkeiTurista (un po’ ingenuo): «Quanto costa la fontana [di Trevi]?». Totò: «Con dieci milioni te la cavi!». Turista: «Okkei, paisà!» [mentre stringe la mano visibilmente soddisfatto]. I dieci milioni di lire della memorabile vendita della Fontana di Trevi, ai tempi nostri, varrebbero 125.000 Euro. Per fortuna il costo delle valutazioni bibliometriche per la VQR che l’università di Pavia ha commissionato a una ditta esterna è più a buon mercato: solo 30.000 Euro. Ma cosa abbiamo avuto in cambio? Non era facile venire a capo delle astruse regole bibliometriche della VQR, i cui calcoli comparativi richiedono di calcolare i voti VQR per l’intera produzione scientifica mondiale. Ma, nonostante ci venga detto che è stato calcolato “sulla base dei criteri finora pubblicati dall’ANVUR”, il Percentile Medio Pesato (PMP) che abbiamo ricevuto è qualcosa di diverso e molto più a buon mercato: una semplice verifica mostra che per calcolarlo bastano due moltiplicazioni e un’addizione. Operazioni elementari alla portata di tutti e che, sebbene ben remunerate, hanno il difetto di non restituire i veri valori usati dai GEV, ragion per cui non si può mettere la mano sul fuoco sulla correttezza dell’ordine di preferenza dei prodotti che ci è stato suggerito. A Pavia, l’unico a non dire «Okkei, paisà!» era stato quel consigliere di amministrazione che aveva votato contro il contratto di consulenza bibliometrica o – per meglio dire – di consulenza aritmetica.

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Human Technopole: un articolo del rettore lo aspettavo, ma non questo

L’articolo del Rettore sul Corriere della Sera – un articolo del rettore lo aspettavo, speravo che il rettore prima o poi lo scrivesse – non è per me una richiesta forte.
Non trovo forte che il rettore di un ateneo cerchi spazio sui mass media e scriva che anche il suo ateneo dovrebbe essere al tavolo di Technopole. Che abbiamo indicatori che lo testimoniano. Che se fossimo più svincolati dalla pubblica amministrazione saremmo bravi come Cingolani.
Avrei trovato forti altre parole che speravo di leggere, ma che non sono state scritte. Di un rettore che parla ai lettori e non ad altri. Che dice ai cittadini che queste operazioni non funzionano da nessuna parte del mondo su un contesto accademico depauperato e denervato (se no hanno uno scopo omicida), che non possono essere una gara a chi ha le entrature più profonde nel partito di maggioranza, a chi si rimangia meglio l’analisi dei problemi di fondo del sistema e i rischi insiti della scelta di governo.

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Human Technopole e il mancato riconoscimento di Pavia

Gli eventi che si sono succeduti dall’annuncio della nascita del centro “Human Technopole” a Milano hanno molti risvolti perché implicano scelte sulla politica scientifica del paese, hanno implicazioni sulla legittimazione del sistema universitario, e segnano un percorso sulla riorganizzazione territoriale del settore della ricerca in ambiti a grande impatto economico come quello della salute e delle biotecnologie.

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Human technopole (HT) e l’Aventino

La questione Human Technopole, nella sua complessità, ha messo in evidenza alcuni aspetti strettamente connessi sia ai problemi del sistema universitario del paese, sia ai problemi specifici del nostro Ateneo. Il Circolo era già intervenuto sul progetto di questo centro con una breve nota del 10 novembre 2015. Pubblichiamo ora interventi che presentano vari aspetti della questione.

Come sappiamo, l’area EXPO sarà destinata allo sviluppo di un polo d’eccellenza per le scienze e tecnologie della salute sotto la regia di una struttura privata, l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, e con la partecipazione di tre università milanesi (Politecnico, Statale e Bicocca). Nei giorni scorsi, il Rettore Rugge ha pubblicato sul Corriere della Sera un pezzo in cui reclama a voce alta un ruolo di primo piano per il nostro Ateneo, in considerazione della vicinanza geografica e della sua natura multidisciplinare che gli consente di vantare competenze di eccellenza nella biomedicina, nell’ingegneria e, in generale, nelle “scienze dure”.

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Expo-Technopole: aggiungi un posto a tavola che c’è un rettore in più

La questione Human Technopole, nella sua complessità, ha messo in evidenza alcuni aspetti strettamente connessi sia ai problemi del sistema universitario del paese, sia ai problemi specifici del nostro Ateneo. Il Circolo era già intervenuto sul progetto di questo centro con una breve nota del 10 novembre 2015. Pubblichiamo ora interventi che presentano vari aspetti della questione.

Un_posto_al_tavoloLa storia è nota: il governo vara il progetto Human Technopole sul sito di Expo affidandone (con decretazione di urgenza) la regia all’Istituto Italiano di Tecnologia. Una creatura, anomala l’IIT: doveva essere un volano per la ricerca tecnologica del paese, ma si regge su ingenti fondi pubblici con pochi percento di finanziamenti privati. Finanziamenti pubblici gestiti opacamente: nonostante lo statuto, i bilanci non vengono resi pubblici. Se gli atenei milanesi protestano, la soluzione è presto trovata: inserire nel comitato guida anche i rettori di Statale, Bicocca e Politecnico, che, ottenuto un posto a tavola, sono ben disposti a chiudere gli occhi sul resto. Fabio Rugge, il rettore dell’ateneo pavese, scrive una lettera al Corriere, proprio sulla spinosa vicenda Human Technopole. E Rugge cosa dice a proposito?

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Stefano Semplici, Università di Roma 3, ha lanciato l’iniziativa Stop VQR. Tre ragioni per una firma

http://www.roars.it/online/stop-vqr-tre-ragioni-per-una-firma/

Nel documento si legge:

“Si tratta di chiedere ai colleghi che fanno parte dei GEV di non continuare a sostenere con la loro collaborazione un esercizio di valutazione del quale è sempre più difficile accettare anche solo come “male minore” modi, obiettivi e conseguenze, dichiarando al tempo stesso la propria indisponibilità a svolgere il ruolo di revisori. Per farlo basta firmare sul sito http://firmiamo.org/stopvqr/.  Gli argomenti a favore: (i) nessuno può usare l’argomento del danno alla propria università, al proprio dipartimento, alla propria posizione personale, (ii) che questo governo non abbia la minima intenzione di modificare la politica universitaria è testimoniato dalle cosiddette “cattedre del merito”, dalle briciole sparse qua e là nelle voragini aperte dal processo di definanziamento dell’università, dal decreto legge a favore dell’IIT di Genova, ma anche dalla (non) risposta alla questione sollevata intorno agli scatti di anzianità; (iii) la consapevolezza che di fronte all’inerzia delle istituzioni solo con una forte spinta “dal basso” si potrà produrre un cambiamento.”

Il Circolo invita a partecipare e a far partecipare a questa iniziativa.

Il Circolo intende far seguire a questa iniziativa seminari di studio sui criteri e gli obiettivi del sistema di valutazione VQR, di cui il seminario che Giuseppe De Nicolao ha tenuto per il Circolo il 21 dicembre scorso ha mostrato gli aspetti perversi per l’area bibliometrica (qui il video).

Una valutazione che utilizza criteri fuorvianti sulla qualità della ricerca associata al  sottofinanziamento degli Atenei rappresentano nell’insieme  un fattore che porterà ad un ulteriore danno, forse irreparabile, alla funzione strategica che ancora l’Università Italiana svolge nel paese.

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Il sonno della ragione genera anamorfosi bibliometriche

«… lo sfregio finale è che lo sanno anche quelli di giurisprudenza [che non si possono sommare i percentili]. Il che, per gli ingegneri [dell’ANVUR], mi sembra che sia il colpo di grazia». Un video didattico che svela gli arcani – ma anche gli errori  – dei criteri bibliometrici della VQR 2011-2014. Criteri che stanno mettendo in difficoltà molti atenei italiani. Alcuni fanno simulazioni a tutto spiano e forse anche a vuoto. Altri non sanno dove mettere le mani. Altri ancora hanno pagato o stanno valutando se pagare a caro prezzo Sibille bibliometriche sulla cui affidabilità pochi sarebbero disposti a giurare. Lo scorso 21 dicembre, in un seminario organizzato dal Circolo universitario pavese Giorgio Errera, Giuseppe De Nicolao ha spiegato le cabale bibliometriche anvuriane, illustrandone i paradossi e mostrando il posto che occupano da tempo nella polverosa galleria dei metodi pseudo-scientifici.

Video del seminario:

Download diretto: le slide

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Expo & IIT: vogliamo raccogliere qualche briciola o aprire una discussione?

briciole

Il progetto Human Technopole annunciato per le aree Expo attribuisce un ruolo da protagonista al genovese Italian Institute of Technology (IIT),  a cui verrebbero destinati altri fondi rispetto a quelli che già riceve. «Sono risorse drenate a università e ricerca il che significa che suonano la campana a morto per il resto del sistema. Ad esempio per gli altri enti di ricerca la legge di stabilità prevede tagli lineari, che saranno di entità tale da metterli in seria difficoltà poiché molti di essi presumibilmente non riusciranno a pareggiare i conti. Inoltre è previsto un taglio di 660 milioni nei prossimi tre anni al Ministero dell’Università e della Ricerca. Infine mentre all’intero sistema universitario italiano sono destinati 91 milioni di euro, il governo si propone di investire 150 milioni all’anno nel nuovo tecnopolo milanese.» Così scrive F. Sylos Labini, di cui ripubblichiamo l’articolo “Expo, chi finanzierà la ricerca dell’avveniristico Human Technopole?”, apparso sul Fatto Quotidiano del 12.11.2015.

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Nel post EXPO un centro di ricerca guidato da Roberto Cingolani in collaborazione con Università di Milano e Politecnico di Milano.

La nascita di nuovi centri di ricerca è da salutare sempre con entusiasmo, ma l’entusiasmo si raffredda quando alla nascita di una nuova istituzione si accompagna il declino che potrebbe diventare inarrestabile di molte altre istituzioni dedicate alla formazione e la ricerca. Tra queste soprattutto la nostra Università.

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