http://www.roars.it/online/stop-vqr-tre-ragioni-per-una-firma/
Nel documento si legge:
“Si tratta di chiedere ai colleghi che fanno parte dei GEV di non continuare a sostenere con la loro collaborazione un esercizio di valutazione del quale è sempre più difficile accettare anche solo come “male minore” modi, obiettivi e conseguenze, dichiarando al tempo stesso la propria indisponibilità a svolgere il ruolo di revisori. Per farlo basta firmare sul sito http://firmiamo.org/stopvqr/. Gli argomenti a favore: (i) nessuno può usare l’argomento del danno alla propria università, al proprio dipartimento, alla propria posizione personale, (ii) che questo governo non abbia la minima intenzione di modificare la politica universitaria è testimoniato dalle cosiddette “cattedre del merito”, dalle briciole sparse qua e là nelle voragini aperte dal processo di definanziamento dell’università, dal decreto legge a favore dell’IIT di Genova, ma anche dalla (non) risposta alla questione sollevata intorno agli scatti di anzianità; (iii) la consapevolezza che di fronte all’inerzia delle istituzioni solo con una forte spinta “dal basso” si potrà produrre un cambiamento.”
Il Circolo invita a partecipare e a far partecipare a questa iniziativa.
Il Circolo intende far seguire a questa iniziativa seminari di studio sui criteri e gli obiettivi del sistema di valutazione VQR, di cui il seminario che Giuseppe De Nicolao ha tenuto per il Circolo il 21 dicembre scorso ha mostrato gli aspetti perversi per l’area bibliometrica (qui il video).
Una valutazione che utilizza criteri fuorvianti sulla qualità della ricerca associata al sottofinanziamento degli Atenei rappresentano nell’insieme un fattore che porterà ad un ulteriore danno, forse irreparabile, alla funzione strategica che ancora l’Università Italiana svolge nel paese.
Human Technopole: un articolo del rettore lo aspettavo, ma non questo
L’articolo del Rettore sul Corriere della Sera – un articolo del rettore lo aspettavo, speravo che il rettore prima o poi lo scrivesse – non è per me una richiesta forte.
Non trovo forte che il rettore di un ateneo cerchi spazio sui mass media e scriva che anche il suo ateneo dovrebbe essere al tavolo di Technopole. Che abbiamo indicatori che lo testimoniano. Che se fossimo più svincolati dalla pubblica amministrazione saremmo bravi come Cingolani.
Avrei trovato forti altre parole che speravo di leggere, ma che non sono state scritte. Di un rettore che parla ai lettori e non ad altri. Che dice ai cittadini che queste operazioni non funzionano da nessuna parte del mondo su un contesto accademico depauperato e denervato (se no hanno uno scopo omicida), che non possono essere una gara a chi ha le entrature più profonde nel partito di maggioranza, a chi si rimangia meglio l’analisi dei problemi di fondo del sistema e i rischi insiti della scelta di governo.
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