Piano di riparto, piano strategico, una tantum ai docenti meritevoli.

di Vittorio Bellotti

Questa la triade su cui l’ateneo sta lavorando per disegnare la nostra Università dei prossimi cinque anni; un ateneo che vorrebbe continuare a coniugare al meglio la formazione e la ricerca scientifica.

Credo che sia allora il momento di chiedersi davvero quanto sia importante l’impresa scientifica della nostra università, quale tipo di scienza vogliamo svolgere nei prossimi e a quale tipo di approccio scientifico vogliamo educare i nostri studenti.

Io ho fatto il ricercatore convinto che la mia ricerca dovesse essere ispirata dalla prospettiva di contribuire a dare risposte a domande irrisolte e ho svolto tutta la mia carriera cercando di mantenermi in questa prospettiva.

Che l’abbia fatto con successo o meno non è certo il tema e non devo essere io a giudicarlo, tuttavia oggi la mia domanda è:

Il nostro ateneo, nei suo organi di governo e nei suoi membri condivide con me che questa debba essere la convinzione che dovrebbe ispirare il lavoro dei propri ricercatori?

Io spero che questa convinzione sia condivisa, ma in questo caso le azioni che sottostanno al piano di riparto, al piano strategico e all’incentivo economico devono essere capaci di sostenere con forza l’impegno a continuare a porsi domande e a sostenere chi lavora intensamente per risolverle.

Io da anni sostengo la necessita di fare emergere le domande scientifiche che nascono dalla ricerca che si svolge in ateneo, di individuare I gruppi che ci stanno lavorando con continuità, dedizione e successo e creare un sistema di ascolto per le loro prospettive e le loro difficoltà.

Senza quest’azione capillare e omogenea condotta su tutti i settori, la scelta di temi strategici su cui convogliare risorse su cui scommettere l’immagine dell’ateneo rischia di diventare vittima di percezioni non documentate o documentate dal semplice utilizzo dei criteri numerici.

Il rischio di una supina accettazione dei criteri numerici senza conoscere la complessità dell’impresa scientifica dei singoli ricercatori e dei gruppi di ricerca è quello di premiare  nella migliore delle ipotesi la ricerca cumulativa e non la ricerca che permette il cambio di passo, lo shift del paradigma. Insomma la ricerca scientifica che sposta davvero il livello di conoscenza su precise domande e che davvero accende l’attenzione del mondo esterno su una comunità scientifica che  è capace di questo lavoro coraggioso.

 

La mia domanda è: L’ateneo vuole fare quest’operazione, ne ha la determinazione e il coraggio?

Una nota a margine Il primo atto in piena attuazione, della triade  di azioni  messe in campo, è la distribuzione della quota di incentivazione e non mi sembra incoraggiare la prospettiva che io propongo.

Trovo francamente un po’ deprimente che i ricercatori compilino una scheda in cui l’unico criterio assente è quello di mostrare in modo comprensibile e analizzabile il proprio lavoro scientifico di più alta qualità.

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