Quale strategia per la ricerca scientifica?

La domanda che ci si pone ad ogni inizio di un nuovo rettorato è: quale sarà la strategia che il nuovo rettore metterà in campo per sostenere e valorizzare la ricerca scientifica? I programmi elettorali, infatti, spesso sono generici e accolgono e rilanciano qualunque buon proposito. Tuttavia quando si ha la responsabilità di governo, le scelte sono dettate dai vincoli di bilancio e dal mantenimento di un consenso il più possibile ampio.
A quasi due anni dall’insediamento del nuovo rettore e dei suoi delegati, vale la pena di cercare di capire, attraverso l’analisi dei provvedimenti, quale strategia è stata seguita e soprattutto dove questa potrebbe portarci.
In una domanda dell’ultimo question time erano elencate tre azioni che, non influenzate da provvedimenti nazionali ma attivate motu proprio nel nostro ateneo, danno forma ad una strategia locale sulla ricerca scientifica. Alle tre azioni iniziali se n’è aggiunta, negli ultimi giorni, una quarta di cui parleremo alla fine.


1.    INCENTIVAZIONE DEI DOCENTI: il nostro ateneo, in ottemperanza al dispositivo della legge 240, ha dovuto assegnare ai docenti un incentivo economico misurato sulla base dei meriti acquisiti dai docenti stessi. Un provvedimento che ha messo in obiettive difficoltà tutte le Università italiane, ma che a Pavia è stato caratterizzato dalla scelta di togliere quasi totalmente i meriti scientifici dal paniere dei parametri da considerare. Sono stati valutati compiti istituzionali nelle facoltà, nei dipartimenti e in vari consessi, cosi come l’impegno didattico e l’ottenimento di finanziamenti per la ricerca. Quest’ultimo parametro peraltro premiava solo il responsabile, escludendo totalmente tutti i membri del gruppo che ovviamente sono indispensabili alla realizzazione dei progetti. L’affermazione che il merito nella ricerca scientifica fosse difficile da valutare, risultandone pertanto impraticabile l’inserimento nel paniere, ha lasciato in molti la convinzione che la qualità della ricerca non fosse tra gli obiettivi primari perseguiti dall’ateneo.
2.    FUND RAISING : Nel mese di aprile del 2014 è stata lanciata un’iniziativa di raccolta fondi da donazioni private attraverso la pubblicizzazione di progetti di ricerca che potessero essere sostenuti anche con piccole cifre. I progetti avrebbero dovuto essere ben comprensibili da un pubblico vasto, la ricaduta sociale avrebbe dovuto essere evidente e accattivante la presentazione.  L’ateneo ha ricevuto un numero molto elevato di proposte (più di 60) e sono iniziate le promozioni dei progetti, in numero prima di quattro e poi di tre. Iniziativa di per sé lodevole, ma caratterizzata da scarsa trasparenza per quanto riguarda le modalità di selezione dei progetti.. Quanto è stata importante la forza scientifica del proponente sul tema? Quale commissione l’ha valutata? Quali i criteri per cui alcuni progetti sono stati esclusi e altri promossi? Non sono assolutamente banali le modalità con cui vengono selezionati progetti da proporre a un pubblico che nella maggior parte non ha competenze specifiche, ma che fornisce sostegno economico sulla base della fiducia di cui l’Istituzione (in questo caso l’ateneo) è garante. Con quali modalità l’ateneo opererà il controllo sulla realizzazione dei risultati proposti e lo rivelerà ai numerosi piccoli o grandi finanziatori?
3    PROGETTI STRATEGICI: Il lancio dei progetti strategici ha cercato probabilmente una risposta a queste domande: 1. per quali attività di ricerca la nostra Università è più competitiva e pubblicizzabile. 2. Quali settori sono più fertili per il futuro e dove possiamo raggiungere la maggiore e più virtuosa sinergia tra vari settori. Obiettivi sicuramente lodevoli e sui quali si poteva immaginare un preliminare e approfondito lavoro di emersione delle singole attività di ricerca, una capacità di valutare la loro competitività e importanza, infine la possibilità di rafforzarle in un lavoro di efficaci alleanze e collaborazioni in ateneo e con le istituzioni di ricerca almeno della città.
Un lavoro preliminare molto limitato fu fatto con la raccolta di schede SWOT ma, imprimendo un’accelerazione incompatibile con un’analisi meditata di quanto fosse uscito da queste schede, si sono successivamente spinti i ricercatori a individuare temi che, pur senza cadere nella genericità, fossero di ampia prospettiva. Temi che non si configurassero tanto come progetti misurabili con i criteri consolidati della valutazione della qualità della scienza, ma piuttosto come “piani” affrontabili attraverso la sinergia di ricercatori di varie discipline.
Anche su questa iniziativa i ricercatori dell’ateneo si sono attivati con impegno, ma credo a nessuno sia sfuggita la difficoltà di interpretare pienamente il modo migliore di generare questo tipo di progetti (o meglio, proposte di progetti).  L’abitudine, propria di chi propone normalmente progetti di ricerca competitivi, a formulare precise questioni scientifiche e proporre soluzioni che facciano avanzare il confine della conoscenza si è scontrata con la necessità di perseguire obiettivi più ampi e meno definiti, oltretutto in forma estremamente sintetica.  La valutazione indipendente, in questo caso condotta da un board esterno di ricercatori, ha evidenziato nella quasi totalità dei casi questa contraddizione. Le proposte di progetto selezionate saranno sostenute finanziariamente con assegnazione di due posti di ricercatore a tempo determinato, un tipo A e un tipo B, attraverso la destinazione di una parte delle risorse comuni dedicate al reclutamento.
Non esiste una classifica di merito scientifico proposta dalla commissione e, a questo punto, vi sarà una scelta discrezionale che il rettore proporrà a senato e CDA. Tale scelta sarà guidata da criteri d’inclusione ed esclusione che non sappiamo quanto sarà facile interpretare.

La quarta azione: UTILIZZO FONDI DIPARTIMENTALI. Nella seduta del 28.04.2015 il CDA, su proposta del rettore, ha disposto il congelamento dei fondi in giacenza nei dipartimenti precedenti al 31 dicembre 2007 e ne ha destinato il 50% a lavori di manutenzione dei dipartimenti con una clausola che li rende inutilizzabili per altro. Il provvedimento, giustificato formalmente da un richiamo del Ministero di Economia e Finanza, ha immediatamente animato fortemente la discussione nell’ultima settimana e ci sembra superfluo richiamarne la gran parte dei dettagli tecnici e le modalità con cui è stato proposto e approvato. Un aspetto però emerge con davvero preoccupante evidenza: il totale disinteresse rispetto alla natura e allo scopo per cui molti di questi fondi sono in giacenza nei dipartimenti, considerando che essi spesso rappresentano una riserva di liquidità indispensabile a garantire continuità a linee di ricerca a grave rischio per la pesantissima crisi di finanziamenti locali, nazionali e internazionali.

Quattro azioni che indubbiamente sottendono una strategia sulla ricerca. Ma quale? Le quattro citate delineano uno scenario dominato dall’incertezza: non abbiamo criteri definiti per valutare la ricerca; tuttavia la ricerca è considerata un brand fondamentale per l’immagine del nostro ateneo e, attraverso progetti di ricerca che siano ben divulgabili, permette di raccogliere fondi. Che cosa facciamo dei progetti ritenuti non accattivanti? Alcuni di questi possono essere individuati e considerati strategici? Questi progetti, magari troppo focalizzati, magari poco trasferibili rapidamente in prodotti, si confonderanno all’interno dei progetti strategici? Verranno ancora riconosciuti in un ateneo e in un paese che non hanno più attenzione per i progetti guidati dalla curiosità del ricercatore e garantiti dalla fiducia che il sistema accorda loro?  Che ne è della ricerca di base?
Evitiamo almeno di sottrarre ai ricercatori le loro eventuali riserve finanziarie, ottenute con competenze specifiche talora elevatissime e amministrate parsimoniosamente in vista di necessità future. Se vogliamo accelerare la fine di alcune tradizioni scientifiche oppure orientare su temi diversi gruppi o singoli ricercatori, meglio farlo dopo un’analisi serrata sulla qualità della loro ricerca, che non operare con superficialità, disattenzione, trascuratezza o eccesso di retorica. Finiremmo per dilapidare quell’unico, prezioso tesoro di competenze del quale davvero disponiamo.

La Redazione del circolo Universitario Giorgio Errera

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