Human Technopole e il mancato riconoscimento di Pavia

Gli eventi che si sono succeduti dall’annuncio della nascita del centro “Human Technopole” a Milano hanno molti risvolti perché implicano scelte sulla politica scientifica del paese, hanno implicazioni sulla legittimazione del sistema universitario, e segnano un percorso sulla riorganizzazione territoriale del settore della ricerca in ambiti a grande impatto economico come quello della salute e delle biotecnologie.

In questo contesto credo che fosse doveroso che il nostro Rettore affermasse con forza una condivisione del progetto.

Il fatto che abbia dovuto chiederlo e che non sia stato invitato fin dall’inizio deve farci riflettere perché ci pone impietosamente di fronte a un problema di mancato riconoscimento.

Un mancato riconoscimento genera frustrazione e la si è sentita tutta.

Possiamo rispondere con l’isolamento stoico, ma credo che questo sia incompatibile con i valori fondanti del nostro lavoro.

Possiamo invece trovare le ragioni per capire da dove nasce il problema e attrezzarci per elaborarlo e possibilmente superarlo.

Il mancato riconoscimento ci è particolarmente doloroso perché avviene su quello di cui siamo convinti essere più riconosciuti e forti e il risveglio è stato traumatico.

Il mancato riconoscimento può essere rifiutato o studiato. Io sono per questa seconda opzione e non è certamente in queste poche righe che si possano dare le ricette su un tema cosi complesso, ma mi sento di dire che un elemento è imprescindibile: dobbiamo farlo con onesta’ e senza pregiudizi. Tutte le voci vanno ascoltate e tutte le tesi vanno discusse. Il mio invito è quello di avviare concretamente questo processo.

Vittorio Bellotti

 

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Una risposta a Human Technopole e il mancato riconoscimento di Pavia

  1. Giuseppe De Nicolao scrive:

    Chi segue le vicende universitarie dell’ultimo decennio sa bene che IIT è l’opaca creatura voluta, gestita e promossa dallo stesso circolo di potere che ha ispirato le politiche nazionali dell’università e della ricerca degli ultimi anni i cui esiti sono sotto gli occhi di tutti (ultimi per percentuale di laureati nell’OCSE, recentemente superati da Cile e Turchia, penultimi per spesa in rapporto al PIL).

    Sarebbe ingenuo pensare che per Expo-Technopole ci sia stata qualche forma di valutazione scientifica e che si possa parlare di “mancato riconoscimento” di meriti scientifici. Se c’è da essere frustrati, bisogna esserlo come cittadini, come servitori dello stato e come professori dell’università statale.

    Per questa ragione è un errore politico chiedere di prendere parte al banchetto, sia perché sarà difficile andare oltre le briciole, sia perché l’unica ragione per cui le si otterrà sarà in cambio dell’acquiescenza al progetto complessivo.

    Un’acquiescenza già concessa preventivamente su una tribuna molto visibile senza sapere se si avrà qualcosa in cambio. Io sono contrario a certi scambi. Ma se proprio si vuole percorrere questa strada, che almeno si evitino maldestre svendite in saldo.

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